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Che SETE!


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La disidratazione

consiste in una perdita di liquidi superiore alla quantità assunta dall’organismo,

il quale si ritrova a non avere una sufficiente scorta d’acqua per svolgere le sue normali funzioni. Se la quota persa non viene reintegrata ci si può disidratare.

Tra le principali cause ricordiamo:

- la diarrea grave e acuta, ovvero quella violenta che colpisce all’improvviso, la quale può determinare una notevole perdita di acqua ed elettroliti in un breve periodo di tempo; se alla diarrea si associa il vomito si avrà una maggiore espulsione di liquidi e sali minerali; i soggetti maggiormente a rischio sono i neonati e i bambini;

- la febbre aumentando comporta un rischio superiore di disidratarsi;

- una sudorazione eccessiva causa una notevole perdita di liquidi; durante un’attività fisica intensa, o in presenza di clima caldo e umido, che fa quindi aumentare la produzione di sudore, se non vengono reintegrati i liquidi persi si corre il rischio di disidratarsi; determinate patologie, come per esempio il diabete mellito, non controllato o non diagnosticato, possono fare aumentare la sete e quindi la quantità di urina prodotta.

Il diabete insipido è anch’esso caratterizzato da un’eccessiva necessità di bere e dall’aumento della produzione di urina. Questa volta però la causa è da attribuire a un disturbo ormonale che impedisce ai reni di conservare l’acqua.

Diversi farmaci come i diuretici, i farmaci per la pressione, gli antistaminici e alcuni psicofarmaci, o il consumo di alcool, possono portare disidratazione, in quanto determinano un aumento della sudorazione e di conseguenza della quantità di urina prodotta.

Tra le categorie più a rischio ricordiamo:

- i neonati e i bambini che risultano particolarmente sensibili a causa del loro peso relativamente basso e della capacità di metabolizzare più facilmente l’acqua e gli elettroliti; essi rientrano nella fascia d’età che viene maggiormente colpita da fenomeni di diarrea;

- gli anziani con l’invecchiamento perdono la capacità di trattenere i liquidi, la sete si presenta meno frequentemente e il corpo presenta maggiori difficoltà nell’adattarsi alle variazioni di temperatura; la possibile presenza di malattie croniche, come il diabete, i cambiamenti ormonali dovuti alla menopausa e l’uso di determinati farmaci, possono andare a peggiorare la situazione.

Tra le altre malattie croniche in grado di aumentare il rischio di disidratarsi vanno citati: i disturbi renali, l’alcolismo e le disfunzioni delle ghiandole surrenali.

Inoltre, tutti coloro che svolgono una qualsiasi attività fisica possono trovarsi in una situazione di disidratazione, in particolare in presenza di un ambiente caldo e umido o ad alta quota.

Più l’esercizio fisico viene prolungato più è difficile mantenere un adeguata idratazione. L’organismo potrebbe perdere più acqua di quanta ne assorbe. La perdita eccessiva di liquidi può accumularsi anche per più giorni di attività, di conseguenza può avvenire anche in seguito ad un esercizio fisico non particolarmente eccessivo.

Per quanto riguarda la disidratazione lieve o moderata i sintomi più frequenti sono: bocca secca e appiccicosa, scarsità di urina (nel caso dei neonati il pannolino può risultare asciutto per più di tre ore, mentre i bambini e gli adolescenti possono non urinare anche per più di otto ore), sonnolenza o stanchezza, assenza o scarsità di lacrime, pelle secca, mal di testa, vertigini o giramento di testa e costipazione.

La disidratazione grave è una situazione estrema in grado di provocare: sete fortissima; forte irritabilità o sonnolenza nei neonati e nei bambini; irritabilità e confusione negli adulti; bocca, pelle e mucose molto secche; sudorazione insufficiente; urina scarsa o assente e la poca quantità prodotta sarà di colore giallo scuro o ambrato; occhi infossati; pelle secca e raggrinzita che, di conseguenza, perde la sua elasticità; nei neonati la fontanella, ovvero il punto morbido sulla sommità del capo, risulta infossata; pressione bassa; battito del cuore veloce; respirazione affannosa; assenza di lacrime; febbre e nei casi più gravi delirio o perdita di conoscenza.

La sete, purtroppo, non costituisce sempre un campanello d’allarme dell’aumentato bisogno di reintegrare liquidi, soprattutto nel caso di bambini e anziani. L’indicatore più sicuro rimane comunque il colore delle urine: quando sono trasparenti o chiare indicano un buono stato di idratazione, mentre quelle di colore giallo scuro o ambrato evidenziano, di solito, disidratazione.

In quest’ultimo caso il meccanismo della sudorazione viene bloccato, in modo tale da conservare la poca scorta d’acqua rimasta nell’organismo. La mancata secrezione di sudore determina un notevole surriscaldamento organico con conseguenze negative sul centro termoregolatorio ipotalamico.

Inoltre, in questa situazione, il sangue circola meno facilmente nei vasi, il cuore si affatica e può sopraggiungere, nei casi più estremi, il collasso cardiocircolatorio.

Un aiuto molto valido per reidratare l’organismo viene fornito dai sali minerali. Sebbene essi costituiscano una parte relativamente piccola dell’organismo (circa il 6,2% del peso corporeo) rientrano nella costituzione dei tessuti e rappresentano un fattore essenziale per le funzioni biologiche e per l’accrescimento.

Essi devono essere assunti quotidianamente perché il nostro organismo non è in grado di sintetizzarli autonomamente, quindi deve essere garantito un loro adeguato apporto con la dieta per consentire il corretto e migliore svolgimento di tutte le funzioni metaboliche e delle reazioni che il nostro corpo richiede.

Esistono molti integratori in grado di fornirci un supporto tramite l’assunzione di sali minerali, in modo tale da combattere la disidratazione, da soli o in associazione con vitamine e altri elementi come carnitina e creatina.

Tra i prodotti più usati ricordiamo quelli a base di potassio e magnesio. Questi due minerali sono tra i più diffusi nell’organismo, pertanto il loro fabbisogno giornaliero è elevato.

Il magnesio è ampiamente presente all’interno delle cellule dove viene coinvolto in svariate reazioni enzimatiche. Esso rientra nello svolgimento di numerose funzioni dell’organismo, come per esempio il mantenimento dell’equilibrio elettrolitico. Inoltre permette la riduzione del senso di stanchezza e affaticamento e contribuisce al corretto metabolismo energetico.

Il potassio è il minerale maggiormente diffuso all’interno delle cellule dove svolge un ruolo importante in molti processi fisiologici. Esso favorisce anche il mantenimento della normale pressione sanguigna.

Magnesio e potassio sono coinvolti nell’adeguato funzionamento muscolare e del sistema nervoso.

L’assunzione raccomandata di suddetti sali è di una bustina dopo i pasti principali, sciolta in un abbondante bicchiere d’acqua, fino a un massimo di tre bustine al giorno.

La creatina è un derivato aminoacidico prodotto naturalmente dall’organismo e presente in vari alimenti. Essa svolge un ruolo importante nel favorire il trasporto di energia in quella parte della cellula che promuove la formazione dell’energia stessa, ovvero il mitocondrio, intervenendo quindi nel meccanismo di contrazione dei muscoli.

Un incremento di creatina migliora la resa e la resistenza allo sforzo. Inoltre agevola la prestazione fisica grazie a una diminuzione dell’affaticamento.

Per quanto riguarda la carnitina, essa rappresenta una componente naturale della dieta reperibile in quasi tutti gli alimenti di origine animale. Questo elemento svolge un ruolo fondamentale nel trasporto degli acidi grassi a catena lunga dal citoplasma al mitocondrio e favorisce la produzione di energia derivante dai lipidi.

L’assunzione raccomandata di integratori contenenti sali minerali associati a creatina e carnitina è di una bustina sciolta in un abbondante bicchiere d’acqua, una o due volte al giorno.

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